Tra i vari studi che si stanno occupando in questi ultimi anni dell’eziologia della misofonia, cioè delle sue possibili cause, ce n’è uno che presenta un punto di vista nuovo ed originale. Si tratta di una riflessione, più che di una proposta, di Arnaud Norena, ricercatore francese che ha pubblicato qualche mese fa un articolo scientifico intitolato “Did Kant suffer from misophonia?”
La domanda generale che si pone Norena è se esistano processi sociali e storici che hanno svolto e svolgono un ruolo nell’insorgenza della misofonia. In poche parole: questo disturbo c’è sempre stato o in qualche modo è frutto della storia e dei cambiamenti sociali occorsi nel tempo?
Per dare una risposta, l’autore descrive l’evoluzione dei costumi sociali in Europa, in particolare lo sviluppo della società cortese durante il Medioevo. In un periodo di forti mutamenti sociali, iniziano a delinearsi dei ruoli distinti volti ad organizzare una società sempre più complessa. Si sviluppa un esercito professionale, i signori sono sempre meno coinvolti nelle guerre e possono stabilire un numero crescente di regole sociali. A corte infatti bisognava mostrare la propria raffinatezza, distinguendosi così dalle classi sociali inferiori. Tra i manuali di buona condotta vi erano quelli delle buone maniere a tavola, che raccomandavano di non arrecare disturbo agli altri durante i pasti, evitando alcuni comportamenti fino a poco prima ritenuti normali. Mangiare con le mani, sputare sul tavolo, soffiarsi il naso con i vestiti, schiarirsi la gola diventano comportamenti proibiti, severamente controllati e con una forte connotazione emotiva. La soppressione di questi comportamenti è stata ottenuta attraverso una forte associazione con sentimenti negativi quali la paura, la vergogna e il disgusto.
Nel corso del tempo la pressione per modificare alcuni comportamenti si è intensificata, e il comportamento umano è diventato sempre più controllato, codificato e ritualizzato. Controllo, distanza e disciplina sono divenuti sempre più un imperativo e la soglia di sensibilità alla trasgressione calata.
La conseguenza di una società regolamentata e individualista è la creazione di un divieto sociale, sia verso se stessi, che si riflette nella paura e nell’angoscia di infrangere le regole, che verso gli altri, attraverso una maggiore sensibilità verso il loro comportamento.
L’autore suggerisce che i suoni misofonici non siano neutri ma abbiano acquisito nel tempo una valenza negativa come conseguenza dell’apprendimento sociale, e che siano dunque considerati come disordine in un mondo percepito come ordinato. L’ipotesi di Norena è dunque che le origini della misofonia siano da ricercare nel condizionamento sociale, a cui si affianca un condizionamento classico.
Qualsiasi suono può assumere una connotazione negativa se non è integrato armoniosamente nel mondo percepito, e questo è tanto più sensibile al disordine quanto più è strettamente ordinato, cioè organizzato in concetti e simboli di un alto livello di sintesi.
La spiegazione della misofonia sviluppata da Norena non esaurisce le possibili spiegazioni del disturbo misofonico, ma invita ad ampliare lo sguardo inserendo una componente sociologica e storica in dialogo con i tratti più personali dell’individuo.
PS: Norena prende come spunto Kant non solo per il suo pensiero, in quanto grande filosofo della morale, ma anche per alcuni aneddoti della sua vita che potrebbero far intendere che soffrisse di misofonia. Si racconta infatti che avesse delle routine quotidiane strettamente regolate, dalle quali non si discostava mai, pena un grosso malessere, e che si lamentasse dei suoni sgradevoli del circondario, siano essi di provenienza umana, animale o ambientale.
Per approfondimenti:
Norena, L. (2024). Did Kant suffer from misophonia? Frontiers in Psychology, 15, 1242516, disponibile all’indirizzo: https://www.frontiersin.org/journals/psychology/articles/10.3389/fpsyg.2024.1242516/full